Le quali, come si ha da Plauto, restarono a' latini volgarmente dette «Saturni hostiæ», e furono i sagrifizi di Moloc appresso i fenici, i quali passavano per mezzo alle fiamme i bambini consegrati a quella falsa divinità; delle quali consegrazioni si serbarono alquante nella legge delle XII Tavole. Le quali cose, come danno il diritto senso a quel motto:
Primos in orbe deos fecit timor
- che le false religioni non nacquero da impostura d'altrui, ma da propia credulità; - così l'infelice voto e sagrifizio che fece Agamennone della pia figliuola Ifigenia, a cui empiamente Lucrezio acclama:
Tantum relligio potuit suadere malorum!,
rivolgono in consiglio della provvedenza. Ché tanto vi voleva per addimesticare i figliuoli de' polifemi e ridurgli all'umanità degli Aristidi e de' Socrati, de' Leli e degli Scipioni affricani.
XLI
Si domanda, e la domanda è discreta, che per più centinaia d'anni la terra, insoppata dall'umidore dell'universale diluvio, non abbia mandato esalazioni secche, o sieno materie ignite, in aria, a ingenerarvisi i fulmini.
XLII
Giove fulmina ed atterra i giganti, ed ogni nazione gentile n'ebbe uno.
Questa degnità contiene la storia fisica che ci han conservato le favole: che fu il diluvio universale sopra tutta la terra.
Questa stessa degnità, con l'antecedente postulato, ne dee determinare che dentro tal lunghissimo corso d'anni le razze empie degli tre figliuoli di Noè fussero andate in uno stato ferino, e con un ferino divagamento si fussero sparse e disperse per la gran selva della terra, e con l'educazione ferina vi fussero provenuti e ritruovati giganti nel tempo che la prima volta fulminò il cielo dopo il diluvio.
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