LIV
Gli uomini le cose dubbie ovvero oscure, che lor appartengono, naturalmente interpetrano secondo le loro nature e quindi uscite passioni e costumi.
Questa degnità è un gran canone della nostra mitologia, per lo quale le favole, trovate da' primi uomini selvaggi e crudi tutte severe, convenevolmente alla fondazione delle nazioni che venivano dalla feroce libertà bestiale, poi, col lungo volger degli anni e cangiar de' costumi, furon impropiate, alterate, oscurate ne' tempi dissoluti e corrotti anco innanzi d'Omero. Perché agli uomini greci importava la religione, temendo di non avere gli dèi così contrari a' loro voti come contrari eran a' loro costumi, attaccarono i loro costumi agli dèi, e diedero sconci, laidi, oscenissimi sensi alle favole.
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È un aureo luogo quello d'Eusebio (dal suo particolare della sapienza degli egizi innalzato a quella di tutti gli altri gentili) ove dice: «Primam ægyptiorum theologiam mere historiam fuisse fabulis interpolatam; quarum quum postea puderet posteros, sensim coeperunt mysticos iis significatus affingere». Come fece Maneto, o sia Manetone, sommo pontefice egizio, che trasportò tutta la storia egiziaca ad una sublime teologia naturale, come pur sopra si è detto.
Queste due degnità sono due grandi pruove della nostra mitologia istorica, e sono insiememente due grandi turbini per confondere l'oppenioni della sapienza innarrivabile degli antichi, come due grandi fondamenti della verità della religion cristiana, la quale nella sagra storia non ha ella narrazioni da vergognarsene.
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Omero Eusebio Maneto Manetone
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