E gli re romani erano ancora re delle cose sagre, detti «reges sacrorum»; onde, cacciati gli re da Roma, per la certezza delle cerimonie divine ne criavano uno che si dicesse «rex sacrorum», ch'era il capo de' feciali o sia degli araldi.
LXXXV
È pur luogo d'oro d'Aristotile ne' medesimi libri, ove riferisce che l'antiche repubbliche non avevano leggi da punire l'offese ed ammendar i torti privati; e dice tal costume esser de' popoli barbari, perché i popoli per ciò ne' lor incominciamenti sono barbari perché non sono addimesticati ancor con le leggi.
Questa degnità dimostra la necessità de' duelli e delle ripresaglie ne' tempi barbari, perché in tali tempi mancano le leggi giudiziarie.
LXXXVI
È pur aureo negli stessi libri d'Aristotile quel luogo ove dice che nell'antiche repubbliche i nobili giuravano d'esser eterni nemici della plebe.
Questa degnità ne spiega la cagione de' superbi, avari e crudeli costumi de' nobili sopra i plebei, ch'apertamente si leggono sulla storia romana antica: che, dentro essa finor sognata libertà popolare, lungo tempo angariarono i plebei di servir loro a propie spese nelle guerre, gli anniegavano in un mar d'usure, che non potendo quelli meschini poi soddisfare, gli tenevano chiusi tutta la vita nelle loro private prigioni, per pagargliele co' lavori e fatighe, e quivi con maniera tirannica gli battevano a spalle nude con le verghe come vilissimi schiavi.
LXXXVII
Le repubbliche aristocratiche sono rattenutissime di venir alle guerre per non agguerrire la moltitudine de' plebei.
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