Dappoi s'innoltrò la voce «sapienza» a significare la scienza delle divine cose naturali, qual è la metafisica, che perciò si chiama scienza divina, la quale, andando a conoscere la mente dell'uomo in Dio, per ciò che riconosce Dio fonte d'ogni vero, dee riconoscerlo regolator d'ogni bene; talché la metafisica dee essenzialmente adoperarsi a bene del gener umano, il quale si conserva sopra questo senso universale: che sia, la divinità, provvedente; onde forse Platone, che la dimostra, meritò il titolo di divino, e perciò quella che niega a Dio un tale e tanto attributo, anziché «sapienza», dee «stoltezza» appellarsi. Finalmente «sapienza» tra gli ebrei, e quindi tra noi cristiani, fu detta la scienza di cose eterne rivelate da Dio, la quale appo i toscani, per l'aspetto di scienza del vero bene e del vero male, forse funne detta, col suo primo vocabolo, «scienza in divinità».
Quindi si deon fare tre spezie di teologia, con più di verità di quelle che ne fece Varrone: una, teologia poetica, la qual fu de' poeti teologi, che fu la teologia civile di tutte le nazioni gentili; un'altra, teologia naturale, ch'è quella de' metafisici; e 'n luogo della terza che ne pose Varrone, ch'è la poetica, la qual appo i gentili fu la stessa che la civile (la qual Varrone distinse dalla civile e dalla naturale, perocché, entrato nel volgare comun errore che dentro le favole si contenessero alti misteri di sublime filosofia, la credette mescolata dell'una dell'altra), poniamo per terza spezie la nostra teologia cristiana, mescolata di civile e di naturale e di altissima teologia rivelata, e tutte e tre tra loro congionte dalla contemplazione della provvedenza divina.
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