E i romani, con più accorgimento forse che i greci, che incominciarono a noverare gli anni dal fuoco che attaccò Ercole alla selva nemea per seminarvi il frumento (ond'esso, come accennammo nell'Idea dell'opera e appieno vedremo appresso, ne fondò l'olimpiadi); con più accorgimento, diciamo, i romani dall'acqua delle sagre lavande cominciarono a noverare i tempi per lustri, perocché dall'acqua, la cui necessità s'intese prima del fuoco (come, nelle nozze e nell'interdetto, dissero prima «aqua» e poi «igni»), avesse incominciato l'umanità. E questa è l'origine delle sagre lavande che deono precedere a' sagrifizi, il qual costume fu ed è comune di tutte le nazioni. Con tal pulizia de' corpi e col timore degli dèi e de' padri, il quale si troverà, e degli uni e degli altri, essere ne' primi tempi stato spaventosissimo, avvenne che i giganti degradarono alle nostre giuste stature: il perché forse da politéia, ch'appo i greci vuol dir «governo civile», venne a latini detto «politus», «nettato» e «mondo».
Tal degradamento dovette durar a farsi fin a' tempi umani delle nazioni, come il dimostravano le smisurate armi de' vecchi eroi, le quali, insieme con l'ossa e i teschi degli antichi giganti, Augusto, al riferire di Suetonio, conservava nel suo museo. Quindi, come si è nelle Degnità divisato, di tutto il primo mondo degli uomini si devono fare due generi: cioè uno d'uomini di giusta corporatura, che furon i soli ebrei, e l'altro di giganti, che furono gli autori delle nazioni gentili; e de' giganti fare due spezie: una de' figliuoli della Terra, ovvero nobili, che diedero il nome all'età de' giganti, con tutta la propietà di tal voce, come si è detto (e la sagra storia gli ci ha diffiniti «uomini forti, famosi, potenti del secolo»); l'altra, meno propiamente detta, degli altri giganti signoreggiati.
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