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      E l'autorità incominciò primieramente divina, con la quale la divinità appropiò a sé i pochi giganti ch'abbiamo detti, con propiamente atterrargli nel fondo e ne' nascondigli delle grotte per sotto i monti; che sono l'anella di ferro con le quali restarono i giganti, per lo spavento del cielo e di Giove, incatenati alle terre dov'essi, al punto del primo fulminare del cielo, dispersi per sopra i monti, si ritruovavano: quali furono Tizio e Prometeo, incatenati ad un'alta rupe, a' quali divorava il cuore un'aquila, cioè la religione degli auspìci di Giove; siccome gli «resi immobili per lo spavento» restarono con frase eroica detti a' latini «terrore defixi», come appunto i pittori gli dipingono di mani e piedi incatenati con tali anella sotto de' monti. Dalle quali anella si formò la gran catena, nella quale Dionigi Longino ammira la maggiore sublimità di tutte le favole omeriche: la qual catena Giove, per appruovare ch'esso è 'l re degli uomini e degli dèi, propone che, se da una parte vi si attenessero tutti gli dèi e tutti gli uomini, esso solo dall'altra parte opposta gli strascinerebbesi tutti dietro; la qual catena se gli stoici vogliono che significhi la serie eterna delle cagioni con la quale il lor fato tenga cinto e legato il mondo, vedano ch'essi non vi restino avvolti, perché lo strascinamento degli uomini e degli dèi con sì fatta catena egli pende dall'arbitrio di esso Giove, ed essi vogliono Giove soggetto al fato.
      Sì fatta autorità divina portò di séguito l'autorità umana, con tutta la sua eleganza filosofica di propietà d'umana natura, che non può essere tolta all'uomo nemmen da Dio senza distruggerlo: siccome in tal significato Terenzio disse: «voluptates proprias deorum», che la felicità di Dio non dipende da altri; ed Orazio disse «propriam virtutis laurum», che 'l trionfo della virtù non può togliersi dall'invidia; e Cesare disse «propriam victoriam», che con errore Dionigi Petavio nota non esser detto latino, perché, pur con troppa latina eleganza, significa una vittoria che 'l nimico non poteva togliergli dalle mani.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
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