Perché di tal Dragone non si ha altra cosa da tutta la greca storia.
IX
Questa istessa discoverta de' caratteri poetici ci conferma Esopo ben posto innanzi a' sette saggi di Grecia, come il promettemmo nelle Note alla Tavola cronologica di farlo in questo luogo vedere. Perché tal filologica verità ci è confermata da questa storia d'umane idee: ch'i sette saggi furon ammirati dall'incominciar essi a dare precetti di morale o di civil dottrina per massime, come quel celebre di Solone (il quale ne fu il principe): «Nosce te ipsum», che sopra abbiam veduto essere prima stato un precetto di dottrina civile, poi trasportato alla metafisica e alla morale. Ma Esopo aveva innanzi dati tali avvisi per somiglianze, delle quali più innanzi i poeti si eran serviti per ispiegarsi; e l'ordine dell'umane idee è d'osservare le cose simili, prima per ispiegarsi, dappoi per pruovare, e ciò prima con l'esemplo che si contenta d'una sola, finalmente con l'induzione che ne ha bisogno di più: onde Socrate, padre di tutte le sètte de' filosofi, introdusse la dialettica con l'induzione, che poi compiè Aristotile col sillogismo, che non regge senza un universale. Ma alle menti corte basta arrecarsi un luogo dal somigliante per essere persuase; come con una favola, alla fatta di quelle ch'aveva truovato Esopo, il buono Menenio Agrippa ridusse la plebe romana sollevata all'ubbidienza.
Ch'Esopo sia stato un carattere poetico de' soci ovvero famoli degli eroi, con uno spirito d'indovino lo ci discuopre il ben costumato Fedro in un prologo delle sue Favole:
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