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      Ora dalla teologia de' poeti o sia dalla metafisica poetica, per mezzo della indi nata poetica logica, andiamo a scuoprire l'origine delle lingue e delle lettere, d'intorno alle quali sono tante l'oppenioni quanti sono i dotti che n'hanno scritto. Talché Gerardo Giovanni Vossio nella Gramatica dice: «De literarum inventione multi multa congerunt, et fuse et confuse, ut ab iis incertus magis abeas quam veneras dudum». Ed Ermanno Ugone, De origine scribendi, osserva: «Nulla alia res est, in qua plures magisque pugnantes sententiæ reperiantur atque hæc tractatio de literarum et scriptionis origine. Quantæ sententiarum pugnæ! Quid credas? quid non credas?». Onde Bernardo da Melinckrot, De arte typographica, seguìto in ciò da Ingewaldo Elingio, De historia linguæ græcæ, per l'incomprendevolità della guisa, disse essere ritruovato divino.
      Ma la difficultà della guisa fu fatta da tutti i dotti per ciò: ch'essi stimarono cose separate l'origini delle lettere dall'origini delle lingue, le quali erano per natura congionte; e 'l dovevan pur avvertire dalle voci «gramatica» e «caratteri». Dalla rima, ché «gramatica» si diffinisce «arte di parlare» e grámmata sono le lettere, talché sarebbe a diffinirsi «arte di scrivere», qual Aristotile la diffinì e qual infatti ella dapprima nacque, come qui si dimostrerà che tutte le nazioni prima parlarono scrivendo, come quelle che furon dapprima mutole. Dipoi «caratteri» voglion dire «idee», «forme», «modelli», e certamente furono innanzi que' de' poeti che quelli de' suoni articolati, come Giuseffo vigorosamente sostiene, contro Appione greco gramatico, che a' tempi d'Omero non si erano ancor truovate le lettere dette «volgari». Oltracciò, se tali lettere fussero forme de' suoni articolati e non segni a placito, dovrebbero appo tutte le nazioni esser uniformi, com'essi suoni articolati son uniformi appo tutte.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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