E in ragion romana «nomen» significa «diritto». Con somigliante suono appo i greci nómos significa «legge» e da nómos viene nómisma, come avverte Aristotile, che vuole dire «moneta»; ed etimologi vogliono che da nómos venga detto a' latini «numus». Appo i francesi «loy» significa «legge» ed «aloy» vuol dire «moneta»; e da' barbari ritornati fu detto «canone» così la legge ecclesiastica come ciò che dall'enfiteuticario si paga al padrone del fondo datogli in enfiteusi. Per la quale uniformità di pensare i latini forse dissero «ius» il diritto e 'l grasso delle vittime ch'era dovuto a Giove, che dapprima si disse Ious, donde poi derivarono i genitivi «Iovis» e «iuris» (lo che si è sopra accennato); come, appresso gli ebrei, delle tre parti che facevano dell'ostia pacifica, il grasso veniva in quella dovuta a Dio, che bruciavasi sull'altare. I latini dissero «prædia», quali dovettero dirsi prima i rustici che gli urbani, perocché, come appresso farem vedere, le prime terre colte furono le prime prede del mondo; onde il primo domare fu di terre sì fatte, le quali perciò in antica ragion romana si dissero «manucaptæ» (dalle quali restò detto «manceps» l'obbligato all'erario in roba stabile); e nelle romane leggi restaron dette «iura prædiorum» le servitù che si dicon «reali», che si costituiscono in robe stabili. E tali terre dette «manucaptæ» dovettero dapprima essere e dirsi «mancipia», di che certamente dee intendersi la legge delle XII Tavole nel capo «Qui nexum faciet mancipiumque», cioè «chi farà la consegna del nodo, e con quella consegnerà il podere»; onde, con la stessa mente degli antichi latini, gl'italiani appellarono «poderi», perché acquistati con forza.
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Aristotile Giove Ious Dio XII Tavole
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