Questa generazione delle lingue è conforme a' princìpi così dell'universale natura, per gli quali gli elementi delle cose tutte sono indivisibili, de' quali esse cose si compongono e ne' quali vanno a risolversi, come a quelli della natura particolare umana, per quella Degnità ch'«i fanciulli, nati in questa copia di lingue e c'hanno mollissime le fibbre dell'istromento da articolare le voci, le incominciano monosillabe»: che molto più si dee stimare de' primi uomini delle genti, i quali l'avevano durissime, né avevano udito ancor voce umana. Di più ella ne dà l'ordine con cui nacquero le parti dell'orazione, e 'n conseguenza le naturali cagioni della sintassi.
Le quali cose tutte sembrano più ragionevoli di quello che Giulio Cesare Scaligero e Francesco Sanzio ne han detto a proposito della lingua latina. Come se i popoli che si ritruovaron le lingue avessero prima dovuto andare a scuola d'Aristotile, coi cui princìpi ne hanno amendue ragionato!
V
COROLLARI D'INTORNO ALL'ORIGINI DELLA LOCUZION POETICA, DEGLI EPISODI, DEL TORNO, DEL NUMERO, DEL CANTO E DEL VERSO.
In cotal guisa si formò la lingua poetica per le nazioni, composta di caratteri divini ed eroici, dappoi spiegati con parlari volgari, e finalmente scritti con volgari caratteri. E nacque tutta da povertà di lingua e necessità di spiegarsi; lo che si dimostra con essi primi lumi della poetica locuzione, che sono l'ipotiposi, l'immagini, le somiglianze, le comparazioni, le metafore, le circoscrizioni, le frasi spieganti le cose per le loro naturali propietà, le descrizioni raccolte dagli effetti o più minuti o più risentiti, e finalmente per gli aggiunti enfatici ed anche oziosi.
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Degnità Giulio Cesare Scaligero Francesco Sanzio Aristotile
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