Or, faccendoci da capo all'imprese gentilizie, ne' tempi barbari ritornati le nazioni ritornarono a divenir mutole di favella volgare: onde delle lingue italiana, francese, spagnuola o d'altre nazioni di quelli tempi non ci è giunta niuna notizia affatto, e le lingue latina e greca si sapevano solamente da' sacerdoti; talché da' francesi si diceva «clerc» in significazione di «letterato», ed allo 'ncontro dagl'italiani, per un bel luogo di Dante, si diceva «laico» per dir «uomo che non sapeva di lettera». Anzi tra gli stessi sacerdoti regnò cotanta ignoranza, che si leggono scritture sottoscritte da' vescovi col segno di croce, perché non sapevano scrivere i propi lor nomi; e i prelati dotti anco poco sapevano scrivere, come la diligenza del padre Mabillone nella sua opera De re diplomatica dà a veder intagliate in rame le sottoscrizioni de' vescovi e arcivescovi agli atti de' concili di que' tempi barbari, le quali s'osservano scritte con lettere più informi e brutte di quelle che scrivono gli più indotti idioti oggidì. E pure tali prelati erano per lo più i cancellieri de' reami d'Europa, quali restarono tre arcivescovi cancellieri dell'Imperio per tre lingue (ciascheduno per ciascheduna): tedesca, francese ed italiana; e da essi, per tal maniera di scrivere lettere con tali forme irregolari, dev'essere stata detta la «scrittura cancellaresca». Da sì fatta scarsezza per una legge inghilese fu ordinato che un reo di morte il quale sapesse di lettera, come eccellente in arte, egli non dovesse morire: da che forse poi la voce «letterato» si stese a significar «erudito».
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