Della qual sorta di medaglie dovetter esser l'ale, ch'i greci nelle loro favole attaccarono a tutti i corpi significanti ragioni d'eroi fondate negli auspìci. Come Idantura, tra gli geroglifici reali co' quali rispose a Dario, mandò un uccello; e i patrizi romani, in tutte le contese eroiche le quali ebbero con la plebe (come apertamente si legge sulla storia romana), per conservarsi i loro diritti eroici, opponevano quella ragione: «auspicia esse sua». Appunto come nella barbarie ricorsa si osservano l'imprese nobili caricate d'elmi con cimieri che si adornano di pennacchi, e nell'Indie occidentali non si adornano di penne ch'i soli nobili.
IV
Così quello che fu detto «Ious», Giove, e, contratto, si disse «ius», prima d'ogni altro dovette significare il grascio delle vittime dovuto a Giove, conforme a ciò che se n'è sopra detto. Siccome nella barbarie ricorsa «canone» si disse e la legge ecclesiastica e ciò che paga l'enfiteuticario al padrone diretto, perocché forse le prime enfiteusi s'introdussero dagli ecclesiastici, che, non potendo essi coltivargli, davano i fondi delle chiese a coltivar ad altrui. Con le quali due cose qui dette convengono le due dette sopra: una de' greci, appo i quali nómos significa la legge e nómisma la moneta; l'altra de' francesi, i quali dicono «loy» la legge ed «aloy» la moneta. Alla stessa fatta e non altrimente, quel fu detto «Ious optimus» per «Giove fortissimo», che per la forza del fulmine diede principio all'autorità divina nella primiera sua significazione, che fu di «dominio», come sopra abbiam detto, perocché ogni cosa fusse di Giove.
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