E ne restò eterna propietà appo tutte le nazioni: che la pietà s'insinua a' fanciulli col timore d'una qualche divinità.
Cominciò, qual dee, la moral virtù dal conato, col qual i giganti dalla spaventosa religione de' fulmini furon incatenati per sotto i monti, e tennero in freno il vezzo bestiale d'andar errando da fiere per la gran selva della terra, e s'avvezzarono ad un costume, tutto contrario, di star in que' fondi nascosti e fermi; onde poscia ne divennero gli autori delle nazioni e i signori delle prime repubbliche, come abbiamo accennato sopra e spiegheremo più a lungo appresso. Ch'è uno de' gran benefici che la volgar tradizione ci conservò d'aver fatto il Cielo al gener umano, quando egli regnò in terra con la religion degli auspìci; onde a Giove fu dato il titolo di «statore» ovvero di «fermatore», come sopra si è detto. Col conato altresì incominciò in essi a spuntare la virtù dell'animo, contenendo la loro libidine bestiale di esercitarla in faccia al cielo, di cui avevano uno spavento grandissimo; e ciascuno di essi si diede a strascinare per sé una donna dentro le loro grotte e tenerlavi dentro in perpetua compagnia di lor vita; e si usarono con esse la venere umana al coverto, nascostamente, cioè a dire con pudicizia; e sì incominciarono a sentir pudore, che Socrate diceva esser il «colore della virtù». Il quale, dopo quello della religione, è l'altro vincolo che conserva unite le nazioni, siccome l'audacia e l'empietà son quelle che le rovinano.
In cotal guisa s'introdussero i matrimoni, che sono carnali congiugnimenti pudichi fatti col timore di qualche divinità, che furono da noi posti per secondo principio di questa Scienza, e provennero da quello, che noi ne ponemmo per primo, della provvedenza divina.
| |
Cielo Giove Socrate Scienza
|