Pagina (230/534)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Per queste cagioni appunto Platone, qual Maneto fece de' geroglifici egizi, egli aveva fatto delle favole greche, osservandone da una parte la sconcezza di dèi con sì fatti costumi, e dall'altra parte l'acconcezza con le sue idee. Nella favola di Giove intruse l'idea del suo etere, che scorre e penetra tutto, per quel
     
      ... Iovis omnia plena,
     
      come pur sopra abbiam detto, ma il Giove de' poeti teologi non fu più alto de' monti e della regione dell'aria dove s'ingenerano i fulmini. In quella di Giunone intruse l'idea dell'aria spirabile: ma Giunone di Giove non genera, e l'etere con l'aria produce tutto. (Tanto con tal motto i poeti teologi intesero quella verità in fisica, ch'insegna l'universo empiersi d'etere; e quell'altra in metafisica, che dimostra l'ubiquità ch'i teologi naturali dicon di Dio!) Sull'eroismo poetico innalzò il suo filosofico: che l'eroe fusse sopra all'uomo, nonché alla bestia (la bestia è schiava delle passioni; l'uomo, posto in mezzo, combatte con le passioni; l'eroe con piacere comanda alle passioni), e sì esser l'eroica mezza tralla divina natura ed umana. E truovò acconcio l'Amor nobile de' poeti (che fu detto Eùros dalla stessa origine ond'è detto éros l'eroe), finto alato e bendato, e l'Amor plebeo, senza benda e senz'ali, per ispiegar i due amori, divino e bestiale: quello bendato alle cose de' sensi, questo alle cose de' sensi intento; quello con l'ali s'innalza alla contemplazione delle cose intelligibili, questo senz'ali nelle sensibili si rovescia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





Platone Maneto Giove Giove Giunone Giunone Giove Dio Amor Eùros Amor