Per queste cagioni appunto Platone, qual Maneto fece de' geroglifici egizi, egli aveva fatto delle favole greche, osservandone da una parte la sconcezza di dèi con sì fatti costumi, e dall'altra parte l'acconcezza con le sue idee. Nella favola di Giove intruse l'idea del suo etere, che scorre e penetra tutto, per quel
... Iovis omnia plena,
come pur sopra abbiam detto, ma il Giove de' poeti teologi non fu più alto de' monti e della regione dell'aria dove s'ingenerano i fulmini. In quella di Giunone intruse l'idea dell'aria spirabile: ma Giunone di Giove non genera, e l'etere con l'aria produce tutto. (Tanto con tal motto i poeti teologi intesero quella verità in fisica, ch'insegna l'universo empiersi d'etere; e quell'altra in metafisica, che dimostra l'ubiquità ch'i teologi naturali dicon di Dio!) Sull'eroismo poetico innalzò il suo filosofico: che l'eroe fusse sopra all'uomo, nonché alla bestia (la bestia è schiava delle passioni; l'uomo, posto in mezzo, combatte con le passioni; l'eroe con piacere comanda alle passioni), e sì esser l'eroica mezza tralla divina natura ed umana. E truovò acconcio l'Amor nobile de' poeti (che fu detto Eùros dalla stessa origine ond'è detto éros l'eroe), finto alato e bendato, e l'Amor plebeo, senza benda e senz'ali, per ispiegar i due amori, divino e bestiale: quello bendato alle cose de' sensi, questo alle cose de' sensi intento; quello con l'ali s'innalza alla contemplazione delle cose intelligibili, questo senz'ali nelle sensibili si rovescia.
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