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      Per ciò ch'attiensi all'altra parte della disciplina iconomica, ch'è l'educazione de' corpi, tai padri, con le spaventose religioni e co' lor imperi ciclopici e con le lavande sagre, incominciaron ad edurre o menar fuori dalle corporature gigantesche de' lor figliuoli la giusta forma corporea umana, in conformità di ciò che sopra n'abbiamo detto. Ov'è da sommamente ammirare la provvedenza, la qual dispose che, finché poi succedesse l'educazione iconomica, gli uomini perduti provenissero giganti, acciocché nel loro ferino divagamento potessero con le robuste complessioni sopportare l'inclemenza del cielo e delle stagioni, e con le smisurate forze penetrare la gran selva della terra (che per lo recente diluvio doveva esser foltissima), per la quale (affinché si truovasse tutta popolata a suo tempo), fuggendo dalle fiere e seguitando le schive donne, e quindi sperduti, cercando pascolo ed acqua, si dispergessero; ma, dappoi che incominciarono con le loro donne a star fermi, prima nelle spelonche, poi ne' tuguri, presso le fontane perenni (come or ora diremo), e ne' campi, che, ridutti a coltura, davano loro il sostentamento della loro vita, per le cagioni ch'ora qui ragioniamo, degradassero alle giuste stature delle quali ora son gli uomini.
      Quivi, in esso nascere dell'iconomica, la compierono nella sua idea ottima, la qual è ch'i padri col travaglio e con l'industria lascino a' figliuoli patrimonio, ov'abbiano e facile e comoda e sicura la sossistenza, anco mancassero gli stranieri commerzi, anco mancassero tutti i frutti civili, anco mancassero esse città, acciocché in tali casi ultimi almeno si conservino le famiglie, dalle quali sia speranza di risurger le nazioni; - che debbano lasciar loro patrimonio in luoghi di buon'aria, con propia acqua perenne, in siti naturalmente forti, ove, nella disperazione delle città, possan aver la ritirata, ed in campi di larghi fondi ove possano mantenere de' poveri contadini, da essi, nella rovina delle città, rifuggiti, con le fatighe de' quali vi si possano mantenere signori.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
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