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      Onde da principio «ingenuus» e «patricius» significarono «nobile», perché le prime città furono de' soli nobili: e questi «ingenui» devon essere stati gli aborigini, detti quasi «senza origini» ovvero «da sé nati», a' quali rispondono a livello gli autóchthones che dicono i greci. E gli aborigini furon giganti, e «giganti» propiamente significano «figliuoli della Terra»; e così la Terra ci fu fedelmente narrata dalle favole essere stata madre de' giganti e dei dèi.
      Le quali cose tutte sopra si sono da noi ragionate, e qui, ch'era luogo loro propio, si son ripetute per dimostrare che Livio mal attaccò cotal frase eroica a Romolo e a' padri, di lui compagni, ove ai ricorsi nell'asilo aperto nel luco gli fa dire «esser essi figliuoli di quella terra», e 'n bocca loro fa divenire sfacciata bugia quella che ne' fondatori de' primi popoli era stata un'eroica verità: tra perché Romolo era conosciuto reale d'Alba, e perché tal madre era stata loro pur troppo iniqua a produrre de' soli uomini, tanto ch'ebbero bisogno di rapir le sabine per aver donne. Onde hassi a dire che, per la maniera di pensare de' primi popoli per caratteri poetici, a Romolo, guardato come fondatore di città, furon attaccate le propietà de' fondatori delle città prime del Lazio, in mezzo a un gran numero delle quali Romolo fondò Roma. Col qual errore va di concerto la diffinizione che lo stesso Livio dà dell'asilo: che fusse stato «vetus urbes condentium consilium», che ne' primi fondatori delle città, ch'erano semplici, non già consiglio, ma fu natura che serviva alla provvedenza.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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