Al nascere di queste cose umane, nelle greche fantasie si destarono tre altre deitadi delle genti maggiori, con quest'ordine d'idee, corrispondente all'ordine d'esse cose: prima Vulcano, appresso Saturno (detto a «satis», da' seminati; onde l'età di Saturno de' latini risponde all'età dell'oro de' greci) e in terzo luogo fu Cibele o Berecinzia, la terra colta. E perciò si pinge assisa sopra un lione (ch'è la terra selvosa, che ridussero a coltura gli eroi, come si è sopra spiegato); detta «gran madre degli dèi», e «madre» detta ancor «de' giganti» (che, propiamente, così furon detti nel senso di «figliuoli della Terra», come sopra si è ragionato); talché è madre degli dèi (cioè de' giganti, che nel tempo delle prime città s'arrogarono il nome di «dèi», come pur sopra si è detto), e l'è consegrato il pino (segno della stabilità onde gli autori de' popoli, stando fermi nelle prime terre, fondarono le città, dea delle quali è Cibele). Fu ella detta Vesta, dea delle divine cerimonie appresso i romani, perché le terre, in tal tempo arate, furono le prime are del mondo (come vedremo nella Geografia poetica), dove la dea Vesta, con fiera religione armata, guardava il fuoco e 'l farro, che fu il frumento degli antichi romani: onde appo gli stessi si celebrarono le nozze «aqua et igni» e col farro, che si chiamavano «nuptiæ confarreatæ», che restarono poi a' soli lor sacerdoti, perché le prime famiglie erano state tutte di sacerdoti (come si sono ritruovati i regni de' bonzi nell'Indie orientali); e l'acqua e 'l fuoco e 'l farro furono gli elementi delle divine cerimonie romane.
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