Parcere subiectis et debellare superbos.
E qui si offre cosa degna di riflessione, per intendere quanto gli uomini dello stato ferino fossero stati feroci e indomiti dalla loro libertà bestiale a venire all'umana società: che, per venir i primi alla prima di tutte, che fu quella de' matrimoni, v'abbisognarono, per farglivi entrare, i pugnentissimi stimoli della libidine bestiale e, per tenerglivi dentro, v'abbisognarono i fortissimi freni di spaventose religioni, come sopra si è dimostrato. Da che provennero i matrimoni, i quali furono la prima amicizia che nacque al mondo; onde Omero, per significare che Giove e Giunone giacquero insieme, dice con eroica gravità che tra loro «celebrarono l'amicizia», detta da' greci philía dalla stessa origine ond'è philéo, «amo», e dond'è da' latini detto «filius»; e phílios a' greci ioni è l'«amico», e quindi a' greci, con la mutazione d'una lettera vicina di suono, è phulé la «tribù»; onde ancora vedemmo sopra «stemmata» essere stati detti i «fili geanologici», che da' giureconsulti sono chiamati «lineæ». Da questa natura di cose umane restò quest'eterna propietà: che la vera amicizia naturale egli è 'l matrimonio, nella quale naturalmente si comunicano tutti e tre i fini de' beni, cioè l'onesto, l'utile e 'l dilettevole; onde il marito e la moglie corrono per natura la stessa sorte in tutte le prosperità e avversità della vita (appunto come per elezione è quello: «amicorum omnia sunt communia»), per lo che da Modestino fu il matrimonio diffinito «omnis vitæ consortium».
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Omero Giove Giunone Modestino
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