Or, in sì fatte famiglie innanzi delle città vivendo i famoli in condizione di schiavi (che furono gli abbozzi degli schiavi che poi si fecero nelle guerre, che nacquero dopo delle città; che sono quelli che da' latini detti furono «vernæ», da' quali provennero le lingue da' medesimi dette «vernaculæ», come sopra si è ragionato), i figliuoli degli eroi, per distinguersi da quelli de' famoli, si dissero «liberi», da' quali infatti non si distinguevano punto: come de' germani antichi, i quali ci danno ad intendere lo stesso costume di tutti i primi popoli barbari, Tacito narra che «dominum ac servum nullis educationis deliciis dignoscas»; come certamente tra' romani antichi ebbero i padri delle famiglie una potestà sovrana sopra la vita e la morte de' lor figliuoli ed un dominio dispotico sopra gli acquisti, onde infin a' romani princìpi i figliuoli dagli schiavi di nulla si distinguevano ne' peculi. Ma cotal voce «liberi» significò dapprima anco «nobili»; onde «artes liberales» sono «arti nobili», e «liberalis» restò a significare «gentile», e «liberalitas» «gentilezza», dalla stessa antica origine onde «gentes» erano state dette le «case nobili», da' latini; perché, come vedremo appresso, le prime genti si composero di soli nobili, e i soli nobili furono liberi nelle prime città. Altronde i famoli furon detti «clientes», e dapprima «cluentes», dall'antico verbo «cluere», «risplendere di luce d'armi» (il quale splendore fu detto «cluer»), perché rifulgevano con lo splendore dell'armi ch'usavano i lor eroi, che dalla stessa origine si dissero dapprima «incluti» e dappoi «inclyti»: altrimente non erano ravvisati, come se non fusser tra gli uomini, com'appresso si spiegherà.
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Tacito
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