Laonde della bellezza civile dovetter esser belli Apollo, Bacco, Ganimede, Bellerofonte, Teseo con altri eroi, per gli quali forse fu immaginata Venere maschia.
Dovette nascere l'idea della bellezza civile in mente de' poeti teologi dal veder essi gli empi rifuggiti alle lor terre esser uomini d'aspetto e brutte bestie di costumi. Di tal bellezza, e non d'altra, vaghi furono gli spartani, gli eroi della Grecia, che gittavano dal monte Taigeta i parti brutti e deformi, cioè fatti da nobili femmine senza la solennità delle nozze; che debbon esser i «mostri» che la legge delle XII Tavole comandava gittarsi in Tevere. Perché non è punto verisimile ch'i decemviri, in quella parsimonia di leggi propia delle prime repubbliche, avessero pensato a' mostri naturali, che sono sì radi che le cose rade in natura si dicon «mostri»; quando, in questa copia di leggi della qual or travagliamo, i legislatori lasciano all'arbitrio de' giudicanti le cause ch'avvengono rade volte: talché questi dovetter esser i mostri detti, prima e propiamente, «civili» (d'un de' quali intese Panfilo ove, venuto in falso sospetto che la donzella Filumena fusse gravida, dice:
... Aliquid monstri alunt)
; e così restaron detti nelle leggi romane, le quali dovettero parlare con tutta propietà come osserva Antonio Fabro nella Giurisprudenza papinianea. Lo che sopra si è altra volta ad altro fine osservato.
Laonde questo dee essere quello che, con quanto di buona fede, con altrettanta ignorazione delle romane antichità ch'egli scrive, dice Livio: che, se comunicati fussero da' nobili i connubi a' plebei, ne nascerebbe la prole «secum ipsa discors», ch'è tanto dire quanto «mostro mescolato di due nature»: una, eroica, de' nobili; altra, ferina, d'essi plebei, che «agitabant connubia more ferarum»: il qual motto prese Livio da alcuno antico scrittor d'annali, e l'usò senza scienza, perocché egli il rapporta in senso: «se i nobili imparentassero co' plebei». Perché i plebei, in quel loro misero stato di quasi schiavi, nol potevano pretendere da' nobili, ma domandarono la ragione di contrarre nozze sollenni (ché tanto suona «connubium»): la qual ragione era solo de' nobili; ma, delle fiere, niuna spezie usa con altra di altra spezie.
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