In cotal favola i filosofi poi ficcarono il più sublime delle loro meditazioni metafisiche: che l'idea eterna in Dio è generata da esso Dio, ove l'idee criate sono in noi produtte da Dio. Ma i poeti teologi contemplarono Minerva con l'idea di ordine civile, come restò per eccellenza a' latini «ordo» per lo «senato» (lo che forse diede motivo a' filosofi di crederla idea eterna di Dio, ch'altro non è che ordine eterno); e ne restò propietà eterna: che l'ordine de' migliori è la sapienza delle città. Ma Minerva appo Omero è sempre distinta con gli aggiunti perpetui di «guerriera» e di «predatrice», e due volte sole ci ricordiamo di averlavi letto con quello di «consigliera»; e la civetta e l'oliva le furono consagrate, non già perch'ella mediti la notte e legga e scriva al lume della lucerna, ma per significare la notte de' nascondigli, co' quali si fondò, com'abbiamo sopra detto, l'umanità, e forse per più propiamente significare che i senati eroici, che componevano le città, concepivano in segreto le leggi, e ne restò certamente agli areopagiti di dir i voti al buio nel senato d'Atene, che fu la città di Minerva, la qual fu detta Athenã. Dal qual eroico costume appo i latini fu detto «condere leges», talché «legum conditores» furono propiamente i senati che comandavan le leggi, siccome «legum latores» coloro che da' senati portavano le leggi alle plebi de' popoli, come sopra, nell'accusa d'Orazio, si è detto. E tanto da' poeti teologi fu considerata Minerva esser dea della sapienza, che nelle statue e nelle medaglie si osserva armata; e la stessa fu «Minerva» nella curia, «Pallade» nell'adunanze plebee (come, appo Omero, Pallade mena Telemaco nell'adunanza della plebe, ch'egli chiama «altro popolo», ove vuol partire per andar truovando Ulisse, suo padre), ed è «Bellona», per ultimo, nelle guerre.
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