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      Tanto gli efori di Sparta, per Polibio, furono custodi della libertà popolare di Lacedemone! Laonde Atene, così appellata da Minerva, la qual si disse Athenã, dovette essere, ne' primi suoi tempi, di stato aristocratica; e la storia greca l'hacci narrato fedelmente più sopra, ove ci disse che Dragone regnò in Atene nel tempo ch'era occupata dagli ottimati, e cel conferma Tucidide, narrando che, finch'ella fu governata da' severissimi areopagiti, che Giovenale traduce «giudici di Marte», in senso di «giudici armati» (che, da Aùres, «Marte», peghé, ond'è «pagus» a' latini, meglio arebbe trasportato «popolo di Marte», come fu detto il romano; perché, nel loro nascimento, i popoli si composero di soli nobili, che soli avevano il diritto dell'armi), ella sfolgorò delle più belle eroiche virtù e fece dell'eccellentissime imprese (appunto come Roma, nel tempo nel quale, come appresso vedremo, ella fu repubblica aristocratica); dal quale stato Pericle ed Aristide (appunto come Sestio e Canuleo, tribuni della plebe, incominciarono a fare di Roma) la rovesciarono nella libertà popolare.
      L'altro gran rottame egli è ch'i greci, usciti di Grecia, osservarono i cureti, ovvero sacerdoti di Cibele, sparsi in Saturnia (o sia l'antica Italia), in Creta ed in Asia; talché dovettero dappertutto nelle prime nazioni barbare celebrarsi regni di cureti, corrispondenti a' regni degli Eraclidi, sparsi per l'antichissima Grecia: i quali cureti furon que' sacerdoti armati, che col battere dell'armi attutarono i vagiti di Giove bambino, che Saturno volevasi divorare; la qual favola è stata testé spiegata.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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