Lo che ben per sensi umani si professa dalle sovrane potenze, ch'a' lor maestosi titoli aggiugnono quello «per la divina provvedenza» ovvero quello «per la grazia di Dio», dalla quale devono pubblicamente professare di aver ricevuto i regni; talché, se ne proibissero l'adorazione, esse anderebbero naturalmente a caderne, perché nazione di fatisti o casisti o d'atei non fu al mondo giammai, e ne vedemmo sopra tutte le nazioni del mondo, per quattro religioni primarie e non più, credere in una divinità provvedente. Perciò i plebei giuravano per gli eroi (di che sonci rimasti i giuramenti «mehercules!», «mecastor!», «ædepol!» e «mediusfidius!», «per lo dio Fidio!», che, come vedremo, fu l'Ercole de' romani), altronde gli eroi giuravan per Giove: perché i plebei furono dapprima in forza degli eroi (come i nobili romani, fin al CCCCXIX di Roma, esercitarono la ragione del carcere privato sopra i plebei debitori); gli eroi, che formarono gli ordini loro regnanti, eran in forza di Giove, per la ragion degli auspìci: i quali, se loro sembravano di permetterlo, davano i maestrati, comandavan le leggi ed esercitavano altri sovrani diritti; se parevano di vietarlo, se n'astenevano. Lo che tutto è quella «fides deorum et hominum», a cui s'appartengono quell'espressioni latine «implorare fidem», «implorar soccorso ed aiuto»; «recipere in fidem», «ricevere sotto la protezione o l'imperio»; e quella esclamazione «proh deûm atque hominum fidem imploro!», con la quale gli oppressi imploravano a lor favore la «forza degli dèi e degli uomini», che, con esso senso umano, gl'italiani voltarono «poter del mondo!
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