Sicché questa verga alata di Mercurio de' greci, toltane la serpe, è l'aquila sullo scettro degli egizi, de' toscani romani e, per ultimo, degl'inghilesi, che sopra abbiam detto. La qual da' greci si chiamò kerúkeion, perché portò tal legge agraria a' famoli degli eroi, i quali da Omero sono kérukes appellati; portò l'agraria di Servio Tullio, con la quale ordinò il censo, per lo quale i contadini con tal qualità dalle leggi romane sono detti «censiti»; portò in queste serpi il dominio bonitario de' campi, per lo quale da ophéleia (che viene da óphis, «serpe») fu detto il terratico, il quale, come sopra abbiam dimostrato, da' plebei si pagava agli eroi; portò finalmente il famoso nodo erculeo, per lo quale gli uomini pagavano agli eroi la decima d'Ercole, e i romani debitori plebei fin alla legge Petelia furono «nessi» o vassalli ligi de' nobili: delle quali cose tutte abbiamo appresso molto da ragionare.
Quindi ha a dirsi che questo Mercurio de' greci fu il Theut o Mercurio che dà le leggi agli egizi, significato nel geroglifico dello Cnefo: descritto serpente, per dinotare la terra colta; col capo di sparviere o d'aquila, come gli sparvieri di Romolo poi divennero l'aquile de' romani, con che intendevano gli auspìci eroici; stretto da un cinto, segno del nodo erculeo; con in mano uno scettro, che voleva dire il regno de' sacerdoti egizi; con un cappello pur alato, ch'additava il loro alto dominio de' fondi; e alfin con un uovo in bocca, che dava ad intendere l'orbe egiziaco, se non è forse il pomo d'oro, che sopra abbiamo dimostrato significare il dominio alto ch'i sacerdoti avevano delle terre d'Egitto.
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