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      - poco mancò che, dopo la rotta di Canne, non trionfasse di Roma sopra il di lei medesimo Campidoglio) ed allo strepito di Numanzia (la qual fece tremare la romana gloria, ch'aveva già di Cartagine trionfato, e pose la mente a partito alla stessa virtù e sapienza di Scipione, trionfatore dell'Affrica); come non unì tutti i suoi popoli in lega per istabilire sulle rive del Tago l'imperio dell'universo, e diede luogo all'infelice elogio che le fa Lucio Floro: che s'accorse delle sue forze dopo esser stata tutta per parti vinta? (E Tacito nella Vita d'Agricola, avvertendo lo stesso costume negl'inghilesi, a' tempi di quello ferocissimi ritruovati, riflette con quest'altra ben intesa espressione: «dum singuli pugnant, universi vincuntur»). Perché, non tòcchi, se ne stavano come fiere dentro le tane de' lor confini, seguitando a celebrare la vita selvaggia e solitaria de' polifemi, la qual sopra si è dimostrata.
      Però gli storici, tutti desti dal romore della bellica eroica navale e da quello tutti storditi, non avvertirono alla bellica eroica terrestre, molto meno alla politica eroica, con la qual i greci in tali tempi si doveano governare. Ma Tucidide, acutissimo e sappientissimo scrittore, ce ne lasciò un grande avviso ove narra che le città eroiche furono tutte smurate, come restò Sparta in Grecia e Numanzia, che fu la Sparta di Spagna; e, posta la lor orgogliosa e violenta natura, gli eroi tuttodì si cacciavano di sedia l'un l'altro, come Amulio cacciò Numitore, e Romolo cacciò Amulio e rimise Numitore nel regno d'Alba.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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