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      Tanto le discendenze delle case reali eroiche di Grecia ed una continuata di quattordici re latini assicurano a' cronologi la lor ragione de' tempi! Perché nella barbarie ricorsa, quando ella fu più cruda in Europa, non si legge cosa più incostante e più varia che la fortuna de' regni, come si avvertì sopra nell'Annotazioni alla Tavola cronologica. E invero Tacito, avvedutissimo, lo ci avvisò in quel primo motto degli Annali: «Urbem Romam principio reges habuere», usando il verbo che significa la più debole spezie delle tre che della possessione fanno i giureconsulti, che sono «habere», «tenere», «possidere».
      Le cose civili celebrate sotto sì fatti regni ci sono narrate dalla storia poetica con le tante favole le quali contengono contese di canto (presa la voce «canto» di quel «canere» o «cantare» che significa «predire»), e, 'n conseguenza, contese eroiche d'intorno agli auspìci.
      Così Marsia satiro (il quale, «secum ipse discors», è 'l mostro che dice Livio), vinto da Apollo in una contesa di canto, egli vivo è dallo dio scorticato (si veda fierezza di pene eroiche!); Lino, che dee essere carattere de' plebei (perché certamente l'altro Lino fu egli poeta eroe, ch'è noverato con Anfione, Orfeo, Museo ed altri), in una simil contesa di canto, è da Apollo ucciso. Ed in entrambe tali favole le contese sono con Apollo, dio della divinità o sia della scienza della divinazione, ovvero scienza d'auspìci; e noi il truovammo sopra esser anco dio della nobiltà, perché la scienza degli auspìci, come a tante pruove si è dimostrato, era de' soli nobili.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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