Finalmente Ercole esce in furore col tingersi del sangue di Nesso centauro - appunto il mostro delle plebi di due discordi nature che dice Livio, - cioè tra' furori civili communica i connubi alla plebe e si contamina del sangue plebeo, e 'n tal guisa si muore: qual muore per la legge Petelia, detta De nexu, l'Ercole romano, il dio Fidio. Con la qual legge «vinculum fidei victum est», quantunque Livio il rapporti con l'occasione d'un fatto da un diece anni avvenuto dopo, il qual in sostanza è lo stesso che quello il quale aveva dato la cagione alla legge Petelia, nel quale si dovette eseguire, non ordinare, ciò ch'è contenuto in tal motto, che dee essere stato di alcuno antico scrittor d'annali, che Livio, con quanta fede con altrettanta ignorazione, rapporta: perché, col liberarsi i plebei del carcere privato de' nobili creditori, si costrinsero pur i debitori con le leggi giudiziarie a pagar i debiti; ma fu sciolto il diritto feudale, il diritto del nodo erculeo, nato dentro i primi asili del mondo, col quale Romolo dentro il suo aveva Roma fondato. Perciò è forte congettura che dall'autor degli annali fusse stato scritto «vinculum Fidii», «del dio Fidio», che Varrone dice essere stato l'Ercole de' romani; il qual motto gli altri, che vennero appresso, non intendendo, per errore credettero scritto «fidei». Il qual diritto natural eroico si è truovato lo stesso tra gli americani, e tuttavia dura nel mondo nostro tra gli abissini nell'Affrica e tra' moscoviti e tartari nell'Europa e nell'Asia; ma fu praticato con più mansuetudine tra gli ebrei, appo i quali i debitori non servivano più che sette anni.
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