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      Il quale, per le Degnità che se ne sono sopra proposte e qui hanno il lor uso, e per gli princìpi qui stabiliti della politica eroica, fu di gran lunga diverso da quello che, 'n conseguenza della sapienza innarrivabile degli antichi, è stato finor immaginato da' filosofi, ingannati da' filologi, in quelle tre voci non diffinite le quali sopra abbiam avvertito: «popolo», «re» e «libertà»; avendo preso i popoli eroici - ne' quali fussero anco entrati i plebei, preso gli re, monarchi e preso la libertà popolare; ed al contrario, applicandovi tre lor idee di menti ingentilite ed addottrinate - una di giustizia ragionata con massime di morale socratica, l'altra di gloria (ch'è fama di benefizi fatti inverso il gener umano) e la terza di disiderio d'immortalità: - laonde su questi tre errori e con queste tre idee han creduto che re o altri grandi personaggi de' tempi antichi avessero consagrato e sé e le loro famiglie, nonché gl'intieri patrimoni e sostanze, per far felici i miseri, che sono sempre gli più nelle città e nelle nazioni.
      Però di Achille, ch'è 'l massimo de' greci eroi, Omero ci narra tre propietà dello 'n tutto contrarie a cotali tre idee de' filosofi. E, d'intorno alla giustizia, egli ad Ettorre, che con esso vuol patteggiare la seppoltura se nell'abbattimento l'uccida, nulla riflettendo all'egualità del grado, nulla alla sorte comune (le quali due considerazioni naturalmente inducono gli uomini a riconoscer giustizia), feroce risponde: - Quando mai gli uomini patteggiarono co' lioni, o i lupi e l'agnelle ebbero uniformità di voleri?


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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