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      II. Dipoi due città. In una erano canti, imenei e nozze: questa è l'epoca delle famiglie eroiche de' figliuoli nati dalle nozze solenni. Nell'altra non si vedeva niuna di queste cose: questa è l'epoca delle famiglie eroiche de' famoli, i quali non contraevano che matrimoni naturali, senza niuna solennità di quelle con le quali si contraevano le nozze eroiche. Sicché entrambe queste città rappresentavano lo stato di natura, o sia quello delle famiglie; ed eran appunto le due città, ch'Eumeo, castaldo d'Ulisse, racconta ch'erano nella sua padria, entrambe rette da suo padre, nelle qual'i cittadini avevano divisamente tutte le loro cose divise (cioè che non avevano niuna parte di cittadinanza tra essoloro comune). Onde la città senza imenei è appunto l'«altro popolo» che Telemaco in adunanza chiama la plebe d'Itaca; ed Achille, lamentandosi dell'oltraggio fattogli da Agamennone, dice che l'aveva trattato da un giornaliere, che non aveva niuna parte al governo.
      III. Appresso, in questa medesima città delle nozze, si vedevano parlamenti, leggi, giudizi, pene. Appunto come i patrizi romani nelle contese eroiche replicavano alla plebe che e le nozze e gl'imperi e i sacerdozi, de' quali ultimi era dipendenza la scienza delle leggi, e, con queste, i giudizi, erano tutte ragioni loro propie, perch'erano loro propi gli auspìci, che facevano la maggior solennità delle nozze: onde «viri» (che tanto appo i latini suonava quanto «eroi» appo i greci) se ne dissero i mariti solenni, i maestrati, i sacerdoti e per ultimo i giudici, come altra volta sopra si è detto.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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