E, pure con senso giusto, stimarono il sangue sugo delle fibre delle quali si compone la carne; onde restò a' latini «succiplenus» per dir «carnuto», «insuppato di buono sangue».
Per altra parte poi dell'anima, i poeti teologi la riposero nell'aria (che «anima» pur da' latini vien detta), e la stimarono il veicolo della vita (come restò a' latini la propietà della frase «anima vivimus», e a' poeti quelle frasi: «ferri ad vitales auras», «nascere»; «ducere vitales auras», «vivere»; «vitam referri in auras», «morire»; e in volgar latino restarono «animam ducere» per «vivere», «animam trahere» per «agonizzare», «animam efflare, emittere» per «morire»); onde forse i fisici ebbero il motivo di riporre l'anima del mondo nell'aria. E i poeti teologi, con giusto senso ancora, mettevano il corso della vita nel corso del sangue, nel cui giusto moto consiste la nostra vita.
Dovetter, ancora con giusto senso, sentir che l'animo 'l veicolo sia del senso, perché restò a' latini la propietà dell'espressione «animo sentimus». E, con giusto senso altresì, fecero l'animo maschio, femmina l'anima, perché l'animo operi nell'anima (ch'è l'«igneus vigor» che dice Virgilio); talché l'animo debba avere il suo subbietto nei nervi e nella sostanza nervea, e l'anima nelle vene e nel sangue: e così i veicoli sieno, dell'animo, l'etere e, dell'anima, l'aere, con quella proporzione con la quale gli spiriti animali son mobilissimi, alquanto tardi i vitali. E, come l'anima è la ministra del moto, così l'animo sia del conato, e 'n conseguenza il principio; ch'è l'«igneus vigor» che testé ci ha detto Virgilio.
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