Sopra i quali vinti ed arresi (che supponiamo nel tempo tra lo discacciamento degli re e la legge delle XII Tavole) i plebei romani dovetter esser distinti con la legge agraria di Servio Tullio, ch'aveva permesso loro il dominio bonitario de' campi; del quale non contentandosi, voleva Coriolano, come sopra si è detto, ridurre a' giornalieri di Romolo. E poscia, buccinando dappertutto i greci la guerra troiana e gli errori degli eroi, e per l'Italia quelli d'Enea, come vi avevano osservato innanzi il lor Ercole, il lor Evandro, i loro cureti (conforme si è sopra detto), in cotal guisa, a capo di tempo, che tali tradizioni per mano di gente barbara s'eran alterate e finalmente corrotte; in cotal guisa diciamo, Enea divenne fondatore della romana gente nel Lazio: il quale il Bocharto vuole che non mise mai piede in Italia, Strabone dice che non uscì mai da Troia, ed Omero, c'ha qui più peso, narra ch'egli ivi morì e vi lasciò il regno a' suoi posteri. Così, per due borie diverse di nazioni - una de' greci, che per lo mondo fecero tanto romore della guerra di Troia; l'altra de' romani, di vantare famosa straniera origine, - i greci v'intrusero, i romani vi ricevettero finalmente Enea fondatore della gente romana.
La qual favola non poté nascere che a' tempi della guerra con Pirro, da' quali i romani incominciarono a dilettarsi delle cose de' greci; perché tal costume osserviamo celebrarsi dalle nazioni dopo c'hanno molto e lungo tempo praticato con istranieri.
3.
DELLA NOMINAZIONE E DESCRIZIONE DELLE CITTÀ EROICHE.
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XII Tavole Servio Tullio Coriolano Romolo Italia Enea Ercole Evandro Enea Lazio Bocharto Italia Strabone Troia Omero Troia Enea Pirro
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