E così dovett'andar la bisogna, perché, lungo tempo innanzi, Ercole, tinto dal sangue del brutto centauro Nesso, e quindi uscito in furore, era morto; cioè, come si è nel libro II spiegato, era finito il diritto eroico.
Adunque, volendo noi d'intorno all'età d'Omero non disprezzare punto l'autorità, per tutte queste cose osservate e raccolte da' di lui poemi medesimi, e, più che dall'Iliade, da quello dell'Odissea, che Dionigi Longino stima aver Omero essendo vecchio composto, avvaloriamo l'oppenion di coloro che 'l pongono lontanissimo dalla guerra troiana: il qual tempo corre per lo spazio di quattrocensessant'anni, che vien ad essere circa i tempi di Numa. E pure crediamo di far loro piacere in ciò, che nol poniamo a' tempi più a noi vicini, perché dopo i tempi di Numa dicono che Psammetico aprì a' greci l'Egitto, i quali, per infiniti luoghi dell'Odissea particolarmente, avevano da lungo tempo aperto il commerzio nella loro Grecia a' fenici; delle relazioni de' quali, niente meno che delle mercatanzie, com'ora gli europei di quelle dell'Indie, eran i popoli greci già usi di dilettarsi. Laonde convengono queste due cose: e che Omero egli non vide l'Egitto, e che narra tante cose e di Egitto e di Libia, e di Fenicia e dell'Asia, e sopra tutto d'Italia e di Sicilia, per le relazioni ch'i greci avute n'avevano da' fenici.
Ma non veggiamo se questi tanti e sì dilicati costumi ben si convengono con quanti e quali selvaggi e fieri egli nello stesso tempo narra de' suoi eroi, e particolarmente nell'Iliade.
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