Per le quali cagioni i poeti teologi chiamarono la Memoria «madre delle muse».
X
Perciò i poeti dovetter esser i primi storici delle nazioni: ch'è quello ond'il Castelvetro non seppe far uso del suo detto per rinvenire le vere origini della poesia; ché ed esso e tutti gli altri che ne han ragionato (infino da Aristotile e da Platone) potevano facilmente avvertire che tutte le storie gentilesche hanno favolosi i princìpi, come l'abbiamo nelle Degnità proposto e nella Sapienza poetica dimostrato.
XI
Che la ragion poetica determina esser impossibil cosa ch'alcuno sia e poeta e metafisico egualmente sublime, perché la metafisica astrae la mente da' sensi, la facultà poetica dev'immergere tutta la mente ne' sensi; la metafisica s'innalza sopra agli universali, la facultà poetica deve profondarsi dentro i particolari.
XII
Che, 'n forza di quella Degnità sopra posta: - che 'n ogni facultà può riuscire con l'industria chi non vi ha la natura, ma in poesia è affatto niegato a chi non vi ha la natura di potervi riuscir con l'industria, - l'arti poetiche e l'arti critiche servono a fare colti gl'ingegni, non grandi. Perché la dilicatezza è una minuta virtù, e la grandezza naturalmente disprezza tutte le cose picciole; anzi, come grande rovinoso torrente non può far di meno di non portar seco torbide l'acque e rotolare e sassi e tronchi con la violenza del corso, così sono le cose vili dette, che si truovano sì spesse in Omero.
XIII
Ma queste non fanno ch'Omero egli non sia il padre e 'l principe di tutti i sublimi poeti.
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