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      XIV
     
      Perché udimmo Aristotile stimar innarrivabili le bugie omeriche; ch'è lo stesso che Orazio stima inimitabili i di lui caratteri.
     
      XV
     
      Egli è infin al cielo sublime nelle sentenze poetiche, ch'abbiam dimostrato, ne' Corollari della natura eroica nel libro secondo, dover esser concetti di passioni vere o che in forza d'un'accesa fantasia ci si facciano veramente sentire, e perciò debbon esser individuate in coloro che le sentono. Onde diffinimmo che le massime di vita, perché sono generali, sono sentenze di filosofi; e le riflessioni sopra le passioni medesime sono di falsi e freddi poeti.
     
      XVI
     
      Le comparazioni poetiche prese da cose fiere e selvagge, quali sopra osservammo, sono incomparabili certamente in Omero.
     
      XVII
     
      L'atrocità delle battaglie omeriche e delle morti, come pur sopra vedemmo, fanno all'Iliade tutta la maraviglia.
     
      XVIII
     
      Ma tali sentenze, tali comparazioni, tali descrizioni pur sopra pruovammo non aver potuto essere naturali di riposato, ingentilito e mansueto filosofo.
     
      XIX
     
      Che i costumi degli eroi omerici sono di fanciulli per la leggerezza delle menti, di femmine per la robustezza della fantasia, di violentissimi giovani per lo fervente bollor della collera, come pur sopra si è dimostrato, e, 'n conseguenza, impossibili da un filosofo fingersi con tanta naturalezza e felicità.
     
      XX
     
      Che l'inezie e sconcezze sono, come pur si è qui sopra pruovato, effetti dell'infelicità, di che avevano travagliato nella somma povertà della loro lingua, mentre la si formavano, i popoli greci, a spiegarsi.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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