La qual origine è cotanto lontana e sforzata quanto è agiata e propia per significare l'Omero nostro, che fu legatore ovvero componitore di favole.
XIV
Che i Pisistratidi, tiranni d'Atene, eglino divisero e disposero, o fecero dividere e disponere, i poemi d'Omero nell'Iliade e nell'Odissea: onde s'intenda quanto innanzi dovevan essere stati una confusa congerie di cose, quando è infinita la differenza che si può osservar degli stili dell'uno e dell'altro poema omerico.
XV
Che gli stessi Pisistratidi ordinarono ch'indi in poi da' rapsòdi fussero cantati nelle feste panatenaiche, come scrive Cicerone, De natura deorum, ed Eliano, in ciò seguìto dallo Scheffero.
XVI
Ma i Pisistratidi furono cacciati da Atene pochi anni innanzi che lo furon i Tarquini da Roma: talché, ponendosi Omero a' tempi di Numa, come abbiamo sopra pruovato, pur dovette correre lunga età appresso chi rapsòdi avessero seguitato a conservar a memoria i di lui poemi. La qual tradizione toglie affatto il credito all'altra di Aristarco ch'a' tempi de' Pisistratidi avesse fatto cotal ripurga, divisione ed ordinamento de' poemi d'Omero, perché ciò non si poté fare senza la scrittura volgare, e sì da indi in poi non vi era bisogno più de' rapsòdi che gli cantassero per parti ed a mente.
XVII
Talché Esiodo, che lasciò opere di sé scritte, poiché non abbiamo autorità che da' rapsòdi fusse stato, com'Omero, conservato a memoria, e da' cronologi, con una vanissima diligenza, è posto trent'anni innanzi d'Omero, si dee porre dopo de' Pisistratidi.
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