Così nella stess'Arte lo stesso Orazio chiama «poeta ciclico» un poeta triviale e da fiera. Sì fatti autori ordinariamente si leggono detti kúklioi ed enkúklioi e la loro raccolta ne fu detta kúklos epikós, kúklia épe, póiema enkúklikon e, senz'aggiunta alcuna, talora kúklos, come osserva Gerardo Langbenio nella sua prefazione a Dionigi Longino. Talché di questa maniera può essere ch'Esiodo, il quale contiene tutte favole di dèi, egli fusse stato innanzi d'Omero.
XVIII
Per questa ragione lo stesso è da dirsi d'Ippocrate, il quale lasciò molte e grandi opere scritte non già in verso ma in prosa, che perciò naturalmente non si potevano conservar a memoria: ond'egli è da porsi circa i tempi d'Erodoto.
XIX
Per tutto ciò il Vossio troppo di buona fede ha creduto confutare Giuseffo con tre iscrizioni eroiche, una d'Anfitrione, la seconda d'Ippocoonte, la terza di Laomedonte (imposture somiglianti a quelle che fanno tuttavia i falsatori delle medaglie); e Martino Scoockio assiste a Giuseffo contro del Vossio.
XX
A cui aggiugniamo che Omero non mai fa menzione di lettere greche volgari, e la lettera da Preto scritta ad Euria, insidiosa a Bellerofonte, come abbiamo altra volta sopra osservato, dice essere stata scritta per sémata.
XXI
Che Aristarco emendò i poemi d'Omero, i quali pure ritengono tanta varietà di dialetti, tante sconcezze di favellari, che deon essere stati vari idiotismi de' popoli della Grecia e tante licenze eziandio di misure.
XXII
Di Omero non si sa la patria, come si è sopra notato.
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