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      Ma Sofocle ed Euripide vissero alquanto innanzi i tempi della legge delle XII Tavole, e i lirici vennero anco dappoi; lo che sembra assai turbar la cronologia, che pone Ippocrate ne' tempi de' sette savi di Grecia.
      La qual difficultà per solversi, deesi dire che vi furono due spezie di poeti tragici ed altrettante di lirici.
      I lirici antichi devon essere prima stati gli autori degl'inni in lode degli dèi, della spezie della quale sono quelli che si dicon d'Omero, tessuti in verso eroico; dipoi deon essere stati i poeti di quella lirica onde Achille canta alla lira le laudi degli eroi trappassati. Siccome tra' latini i primi poeti furono gli autori de' versi saliari, ch'erano inni che si cantavano nelle feste degli dèi da' sacerdoti chiamati «salii» (forse detti così dal saltare, come saltando in giro s'introdusse il primo coro tra' greci), i frantumi de' quali versi sono le più antiche memorie che ci son giunte della lingua latina, c'hanno un'aria di verso eroico, com'abbiamo sopra osservato. E tutto ciò convenevolmente a questi princìpi dell'umanità delle nazioni, che ne' primi tempi, i quali furon religiosi, non dovetter altro lodar che gli dèi (siccome a' tempi barbari ultimi ritornò tal costume religioso, ch'i sacerdoti, i quali soli, come in quel tempo, erano letterati, non composero altre poesie che inni sagri); appresso, ne' tempi eroici, non dovetter ammirare e celebrare che forti fatti d'eroi, come gli cantò Achille. Così di tal sorta di lirici sagri dovett'esser Anfione metinneo, il qual altresì fu autore del ditirambo; e che il ditirambo fu il primo abbozzo della tragedia, tessuta in verso eroico (che fu la prima spezie di verso nel quale cantarono i greci, come sopra si è dimostrato); e sì il ditirambo d'Anfione sia stata la prima satira, dalla qual Orazio comincia a ragionare della tragedia.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
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