V
TRE SPEZIE DI LINGUE.
Tre spezie di lingue.
Delle quali la prima fu una lingua divina mentale per atti muti religiosi, o sieno divine cerimonie; onde restaron in ragion civile a' romani gli atti legittimi, co' quali celebravano tutte le faccende delle loro civili utilità. Qual lingua si conviene alle religioni per tal eterna propietà: che più importa loro essere riverite che ragionate; e fu necessaria ne' primi tempi, che gli uomini gentili non sapevano ancora articolar la favella.
La seconda fu per imprese eroiche, con le quali parlano l'armi; la qual favella, come abbiam sopra detto, restò alla militar disciplina.
La terza è per parlari, che per tutte le nazioni oggi s'usano, articolati.
VI
TRE SPEZIE DI CARATTERI.
Tre spezie di caratteri.
De' qual'i primi furon divini, che propiamente si dissero «geroglifici», de' quali sopra pruovammo che ne loro princìpi si servirono tutte le nazioni. E furono certi universali fantastici, dettati naturalmente da quell'innata propietà della mente umana di dilettarsi dell'uniforme (di che proponemmo una Degnità), lo che non potendo fare con l'astrazione per generi, il fecero con la fantasia per ritratti. A' quali universali poetici riducevano tutte le particolari spezie a ciascun genere appartenenti, com'a Giove tutte le cose degli auspìci, a Giunone tutte le cose delle nozze, e così agli altri l'altre.
I secondi furono caratteri eroici, ch'erano pur universali fantastici, a' quali riducevano le varie spezie delle cose eroiche: come ad Achille tutti i fatti de' forti combattidori, ad Ulisse tutti i consigli de' saggi.
| |
Degnità Giove Giunone Achille Ulisse
|