Perché certamente Frotone, re di Danimarca, comandò che tutte le contese si terminassero per mezzo degli abbattimenti, e sì vietò che si diffinissero con giudizi legittimi; e, per non terminarle con giudizi legittimi, sono de' duelli piene le leggi de' longobardi, salii, inghilesi, borghignoni, normanni, danesi, alemanni; per lo che Cuiacio ne' Feudi dice: «Et hoc genere purgationis diu usi sunt christiani tam in civilibus quam in criminalibus caussis, re omni duello commissa». Di che è restato che in Lamagna professano scienza di duello coloro che si dicon «reistri», i quali obbligano quelli c'hanno da duellare a dire la verità, perocché i duelli, ammessivi i testimoni, e perciò dovendovi intervenire i giudici, passerebbero in giudizi o criminali o civili.
Non si è creduto della barbarie prima, perché non ce ne sono giunte memorie, ch'avesse praticato i duelli. Ma non sappiamo intendere come in questa parte sieno stati, nonché umani, sofferenti di torti i polifemi d'Omero, ne' quali riconosce gli antichissimi padri delle famiglie, nello stato di natura, Platone. Certamente Aristotile ne ha detto nelle Degnità che nell'antichissime repubbliche, nonché nello stato delle famiglie, che furon innanzi delle città, non avevano leggi da emendar i torti e punire l'offese, con le qual'i cittadini s'oltraggiassero privatamente tra loro (e noi l'abbiamo testé dimostro della romana antica); e perciò Aristotile pur ci disse, nelle Degnità, che tal costume era de' popoli barbari, perché, come ivi avvertimmo, i popoli per ciò ne' lor incominciamenti son barbari, perché non son addimesticati ancor con le leggi.
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