Per cotal ordine (che, 'n ragionamento di giudizi, significa «solenne formola d'azione»), ch'aveva dettato la crudele e vil pena contro l'inclito reo d'Orazio, non potevano i duumviri essi stessi assolverlo, quantunque fussesi ritruovato innocente; e 'l popolo, a cui n'appellò, l'assolvette, come Livio il racconta, «magis admiratione virtutis quam iure caussæ». E tale ordine di giudizi bisognò ne' tempi d'Achille, che riponeva tutta la ragion nella forza, per quella propietà de' potenti che descrive Plauto con la sua solita grazia: «pactum non pactum, non pactum pactum», ove le promesse non vanno a seconda delle lor orgogliose voglie o non voglion essi adempiere le promesse. Così, perché non prorompessero in piati, risse ed uccisioni, fu consiglio della provvedenza ch'avessero naturalmente tal oppenione del giusto, che tanto e tale fusse loro diritto quanto e quale si fusse spiegato con solenni formole di parole; onde la riputazione della giurisprudenza romana e de' nostri antichi dottori fu in cautelare i clienti. Il qual diritto naturale delle genti eroiche diede gli argomenti a più commedie di Plauto: nelle qual'i ruffiani, per inganni orditi loro da' giovani innamorati delle loro schiave, ne sono ingiustamente fraudati, fatti da quelli innocentemente truovar rei d'una qualche formola delle leggi; e non solamente non isperimentano alcun'azione di dolo, ma altro rimborsa al doloso giovane il prezzo della schiava venduta, altro priega l'altro che si contenti della mettà della pena, alla qual era tenuto, di furto non manifesto, altro si fugge dalla città per timore d'esser convinto d'aver corrotto lo schiavo altrui.
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Orazio Livio Achille Plauto Plauto
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