Ma, perché la moltitudine de' plebei, quanto era stata pericolosa alle repubbliche aristocratiche, che sono e si dicon di pochi, tanto ingrandiva le popolari, e molto più le monarchiche (onde sono i tanti favori che fanno le leggi imperiali alle donne per gli pericoli e dolori del parto), quindi da' tempi della popolar libertà cominciaron i pretori a considerare i diritti del sangue ed a riguardarlo con le bonorum possessioni; cominciaron a sanare co' loro rimedi i vizi o difetti de' testamenti, perche si divolgassero le ricchezze, le quali sole son ammirate dal volgo. Finalmente, venuti gl'imperadori, a' quali faceva ombra lo splendore della nobiltà, si dieder a promuovere le ragioni dell'umana natura, comune così a' plebei com'a' nobili, incominciando da Augusto, il quale applicò a proteggere i fedecommessi (per gli quali, con la puntualità degli eredi gravati, erano innanzi passati i beni agl'incapaci d'eredità), e lor assisté tanto, che nella sua vita passarono in necessità di ragione di costrignere gli eredi a mandargli in effetto. Succedettero tanti senaticonsulti, co' quali i cognati entrarono nell'ordine degli agnati; finché venne Giustiniano e tolse le differenze de' legati e de' fedecommessi, confuse le quarte falcidia e trebellianica, di poco distinse i testamenti da' codicilli e, ab intestato, adeguò gli agnati e i cognati in tutto e per tutto. E tanto le leggi romane ultime si profusero in favorire l'ultime volontà, che, quando anticamente per ogni leggier motivo si viziavano, oggi si devono sempre interpetrar in maniera che reggano più tosto che cadano.
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Augusto Giustiniano
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