Tanto Bodino, e tutti gli altri c'hanno scritto di dottrina politica, videro questa luminosissima verità, la quale per tutta quest'opera, particolarmente con la storia romana, ad evidenza si è dimostrata: che le plebi de' popoli, sempre ed in tutte le nazioni, han cangiato gli Stati da aristocratici in popolari, da popolari in monarchici, e che, come elleno fondarono le lingue volgari (come sopra appieno si è pruovato nell'Origini delle lingue), così hanno dato i nomi alle nazioni, conforme testé si è veduto! E sì gli antichi franchi, de' quali il Bodino si maraviglia, il diedero alla sua Francia.
Finalmente gli Stati aristocratici, per la sperienza ch'ora n'abbiamo, sono pochissimi, rimastici da essi tempi della barbarie, che sono Vinegia, Genova, Lucca in Italia, Ragugia in Dalmazia e Norimberga in Lamagna, perocché gli altri sono Stati popolari governati aristocraticamente. Laonde lo stesso Bodino - che, sulla sua posizione, vuole il regno romano monarchico, e, cacciati indi i tiranni, vuole in Roma introdutta la popolar libertà, - non vedendo ne' tempi primi di Roma libera riuscirgli gli effetti conformi al disegno de' suoi princìpi (perch'eran propi di repubblica aristocratica), osservammo sopra che, per uscirne onestamente, dice prima che Roma fu popolare di Stato ma di governo aristocratica, ma poi, essendo costretto dalla forza del vero, in altro luogo, con brutta incostanza, confessa essere stata aristocratica, nonché di governo, di Stato.
Tali errori nella dottrina politica sono nati da quelle tre voci non diffinite, ch'altre volte abbiamo sopra osservato: «popolo», «regno» e «libertà». E si è creduto i primi popoli comporsi di cittadini così plebei come nobili, i quali a mille pruove qui si sono truovati essere stati di soli nobili.
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