Insomma - non essendo altro l'uomo, propiamente, che mente, corpo e favella, e la favella essendo come posta in mezzo alla mente ed al corpo - il certo d'intorno al giusto cominciò ne' tempi muti dal corpo; dipoi, ritruovate le favelle che si dicon articolate, passò alle certe idee, ovvero formole di parole; finalmente, essendosi spiegata tutta la nostra umana ragione, andò a terminare nel vero dell'idee d'intorno al giusto, determinate con la ragione dall'ultime circostanze de' fatti. Ch'è una formola informe d'ogni forma particolare, che 'l dottissimo Varrone chiama «formulam naturæ», ch'a guisa di luce di sé informa in tutte le ultime minutissime parti della lor superficie i corpi opachi de' fatti sopra i quali ella è diffusa, siccome negli Elementi si è tutto ciò divisato.
LIBRO QUINTO
DEL RICORSO DELLE COSE UMANE NEL RISURGERE CHE FANNO LE NAZIONI.
Agl'innumerabili luoghi, che, per tutta quest'opera, d'intorno a innumerabili materie si sono finora sparsamente osservati corrispondersi con maravigliosa acconcezza i tempi barbari primi e i tempi barbari ritornati, si può facilmente intendere il ricorso delle cose umane nel risurgere che fanno le nazioni. Ma, per maggiormente confermarlo, ci piace in quest'ultimo libro dar quest'argomento un luogo particolare, per ischiarire con maggior lume i tempi della barbarie seconda (i quali erano giaciuti più oscuri di quelli della barbarie prima, che chiamava «oscuri», nella sua divisione de' tempi, il dottissimo dell'antichità prime Marco Terenzio Varrone), e per dimostrar altresì come l'Ottimo Grandissimo Iddio i consigli della sua provvedenza, con cui ha condotto le cose umane di tutte le nazioni, ha fatto servire agl'ineffabili decreti della sua grazia.
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