Il qual ossequio con l'opere restò finalmente a' liberti ovvero affranchiti inverso i loro patroni, il quale aveva incominciato, come sopra osservammo sulla storia romana, da' tempi che Romolo fondò Roma sopra le clientele, che truovammo protezioni di contadini giornalieri da esso ricevuti al suo asilo, le quali «clientele», come indicammo nelle Degnità, non si possono sulla storia antica spiegare con più propietà che per «feudi», siccome i feudisti eruditi con sì fatta elegante voce latina «clientela» voltano questa barbara «feudum».
E di tali princìpi di cose apertamente ci convincono l'origini di esse voci «opera» e «servitium». Perché «opera», nella sua significazione natia, è la fatiga d'un giorno d'un contadino, detto quindi da' latini «operarius», che gl'italiani dicono «giornaliere»: qual operaio o giornaliere, che non aveva niun privilegio di cittadino, si duol essere stato Achille trattato da Agamennone, che gli aveva a torto tolta la sua Briseide. Quindi appo i medesimi latini restarono detti «greges operarum», siccome anco «greges servorum», perché tali operai prima, siccome gli schiavi dopo, erano dagli eroi riputati quali le bestie, che si dicono «pasci gregatim»; [e dovettero prima essere tai greggi d'uomini, dipoi le greggi de' bestiami,] e, con lo stesso vicendevol rapporto, dovettero prima essere i pastori di sì fatti uomini (come con tal aggiunto perpetuo di «pastori de' popoli» sempre Omero appella gli eroi), e dopo essere stati i pastori degli armenti e de' greggi.
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