E cel conferma la voce nómos, ch'a' greci significa e «legge» e «pasco», come si è sopra osservato; perché con la prima legge agraria fu accordato a' famoli sollevati il sostentamento in terreni assegnati lor dagli eroi, il quale fu detto «pasco», propio di tali bestie, come il cibo è propio degli uomini.
Tal propietà di pascere tali primi greggi del mondo dev'essere stata d'Apollo, che truovammo dio della luce civile, o sia della nobiltà, ove dalla storia favolosa ci è narrato pastore in Anfriso; come fu pastore Paride, il quale certamente era reale di Troia. E tal è 'l padre di famiglia (che Omero appella «re») il quale con lo scettro comanda il bue arrosto dividersi a' mietitori, descritto nello scudo d'Achille, dove sopra abbiamo fatto vedere la storia del mondo, e quivi esser fissa l'epoca delle famiglie. Perché de' nostri pastori non è propio il pascere, ma il guidar e guardare gli armenti e i greggi, non avendosi potuto la pastoreccia introdurre che dopo alquanto assicurati i confini delle prime città, per gli ladronecci che si celebravano a' tempi eroici. Che dev'essere la cagione perché la bucolica o pastoral poesia venne a' tempi umanissimi egualmente tra' greci con Teocrito, tra' latini con Virgilio e tra gl'italiani con Sannazaro.
La voce «servitium» appruova queste cose istesse essere ricorse ne' tempi barbari ultimi: per lo cui contrario rapporto il barone si disse «senior», nel senso nel qual s'intende «signore». Talché questi servi nati in casa dovetter esser gli antichi franchi de' quali si maraviglia il Bodino, e generalmente ritruovati, sopra, gli stessi che «vernæ», li quali si chiamarono dagli antichi romani; da' quali «vernaculæ» si dissero le lingue volgari, introdutte dal volgo de' popoli, che noi sopra truovammo essere state le plebi dell'eroiche città, siccome la lingua poetica era stata introdutta dagli eroi, ovvero nobili delle prime repubbliche.
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