La qual difficultà, per questi stessi princìpi, facilmente si scioglie con quel medesimo Ercole il quale poi filava, divenuto servo d'Iole e d'Onfale: cioè che gli eroi s'effeminarono e cedettero le loro ragioni eroiche a' plebei, ch'essi avevano tenuti per femmine (a petto de' quali essi si tenevano e si chiamavano «viri», come si è sopra spiegato), e soffersero assoggettirsi i loro beni all'erario col censo, il quale prima fu pianta delle repubbliche popolari e poi si truovò acconcio a starvi sopra le monarchie.
Così, per tal diritto feudale antico, che ne' tempi appresso si era perduto di vista, ritornarono i fondi ex iure quiritium, che spiegammo «diritto de' romani in pubblica ragunanza, armati di lancie», che dicevano «quires»; de' quali si concepì la formola della revindicazione: «Aio hunc fundum meum esse ex iure quiritium», ch'era, come si è detto, una laudazione in autore della città eroica romana; - come dalla barbarie seconda certamente i feudi si dissero «beni della lancia», i quali portavano la laudazione de' signori in autori, a differenza degli allodi ultimi, detti «beni del fuso» (col qual Ercole, invilito, fila, fatto servo di femmine): onde sopra diemmo l'origine eroica al motto dell'arme reale di Francia, iscritto «Lilia non nent», ché 'n quel regno non succedon le donne. Perché ritornarono le successioni gentilizie della legge delle XII Tavole, che truovammo essere «ius gentium romanorum», quale da Baldo udimmo la legge salica dirsi «ius gentium gallorum»; la qual fu celebrata certamente per la Germania, e così dovette osservarsi per tutte l'altre prime barbare nazioni d'Europa, ma poi si ristrinse nella Francia e nella Savoia.
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