La testa poi ungono con tanto grasso e burro, da parere, alle volte, mascherati con una parrucca gialla, sempre ornata da uno stecchetto leggiermente ricurvo che è il loro pettine, e serve spesso per rimediare ad un molesto e non dubbio prurito. Sulle braccia portano molti anelli di pelle con sacchettini di cuoio in cui è religiosamente conservato qualche verso del corano o qualche amuleto che li preserva da mali e pericoli.
Di donne se ne vedono pochissime, e queste completamente coperte, essendo qui fanatici mussulmani. Il dottore, un gentilissimo arabo, ne diceva che anche a lui è interdetto l'avvicinarsi al bel sesso, che in caso di malattia ricorre piuttosto all'empirismo di una pretesa medichessa.
La pulizia delle strade e altri servizii in città, sono fatti dai prigionieri che vivono nel locale della dogana, trattati come da noi nessuno oserebbe trattare un suo cane; sono logori, indecenti, macilenti, portano grosse catene ai piedi, che, dal peso e dallo sfregamento, ne sono continuamente piagati; domandano la carità a chiunque incontrino e sono custoditi da soldati che lasciano però ben poco ad invidiare a quei miserabili. Spesso qualcuno tenta fuggire, ma sempre inutilmente, che l'unica via di scampo è quella del deserto, dove sono inseguiti dai beduini che vi danno una vera caccia, sapendo d'avere un compenso di cinque talleri; a quel disgraziato, cui la disperazione suggerì la fuga, sono applicate parecchie centinaia di legnate, e qualche volta persino mille.
Ad ogni passo v'era qualcosa di nuovo per noi da osservare, si fece qualche passeggiata col fucile nei dintorni, ebbimo lo spettacolo di qualche carovana che partiva od arrivava dall'interno, e così giunse presto la sera dell'11, e dovemmo recarci a bordo per ripartire l'indomani mattina.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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