Fra i mille gridi che continuamente facevano vibrare l'atmosfera, uno fortissimo e continuato, misto di voci e suoni, ci deliziò tutta una giornata, gran parte della notte e riprese con maggiore intensità il giorno appresso: ce ne facemmo guida, ma ci fu impedito entrare nel tugurio da dove usciva; ma mentre ce ne stavamo ritornando soffocando il nostro sentimento di curiosità, per mezzo di un nostro servo abissinese potemmo esservi ammessi. Entrammo in una capanna costrutta con una intelaiatura di pali ricoperti da sdruscite stuoie; le pareti verticali, il tetto curvo: in un angolo due angareb con sedutevi otto donne nere, giovani avvolte in una specie di manto di tela bianca con braccialetti in argento e conterie, collane, anelli al naso, agli orecchi e alle dita, tali da coprirle quasi fino all'unghia tinta in rosso. Accovacciata per terra stava una povera giovane malata, pure avvolta in panni bianchi, col volto mesto e sofferente: ai suoi lati due giovani battevano su rozzi tamburi mentre tutte le donne sedute cantavano a squarciagola una cantilena cadenzata, interrotta di quando in quando da un acutissimo trillo, e il pubblico composto d'una ventina d'altre persone accompagnava con un regolare batter di mani: di tempo in tempo si versavano olii profumati sul fronte della paziente o su un braciere che le stava dinanzi e con una tela si faceva baldacchino perchè i fumi profumati che ne esalavano non si perdessero nell'ambiente, ma si conservassero ad involgere l'ammalata: la semi-oscurità dava maggior carattere a questa scena originale e selvaggia, che si faceva per spaventare e cacciare il diavolo della malattia che aveva invaso quella povera disgraziata, che non so come resistesse a tanto fracasso infernale.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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