Le monache sono ora in numero di sette e vi furono chiamate da solo un mese; la superiora fu per vent'anni a Roma direttrice del convento di San Spirito, da dove partì, come ella disse, dopo che i Piemontesi bombardarono ed entrarono.
Passiamo a visitare le scuole e il collegio degli allievi, che sono piccoli bambini fatti cristiani, e che per essere orfani od abbandonati, si ricoverano e si istruiscono. Vivono in capanne e sono custoditi da donne del paese istruite dai missionarii e che da questi ebbero il titolo di maestre.
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In una vasta capanna entriamo a vedere la fabbrica del pane che si dà loro. Quattro ragazze sono occupate a macinare la dura schiacciandola fra due pietre, una fissa a lastra, l'altra cilindrica che colle mani si fa scorrere sulla prima. Fatta con farina e acqua una pasta assai tenera, la si versa e distende su larghi piatti di terra, sotto ai quali arde il fuoco, e si ottiene così un pane molle, ma abbastanza gustoso, di forma piatta, del diametro di circa quaranta centimetri e dello spessore di non più di uno. Ogni giorno ne vengono distribuiti ottanta ai bambini.
Visitiamo qualche capanna di nativi: le loro abitazioni sono meschine assai, e per mobilia, i meglio arredati, hanno qualche angareb, qualche stuoia o pelle di bue per sdraiarvisi, pelli per l'acqua, vasi in terra o scorza d'albero intrecciata per conservarvi farina, sale, ecc.
La chiesa è piccolina, in muratura ed eseguita per ordine di Munzinger pacha, poi donata alla Missione.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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