Il convento non ha nulla di rimarchevole: una casina con cinque finestre, a due piani, e ai lati due bracci sporgenti col solo pianterreno, e in continuazione a questi qualche altro locale cogli opificii da un lato, e la tettoia col recinto per gli animali addetti al servizio, cioè muli, somari e buoi, dall'altro. Vi sono ora dieci preti e qualche indigeno convertito non solo, ma consacrato sacerdote perchè aiuti nella propaganda.
E giacchè il nostro itinerario ci ha portati su questo argomento, mi si permetta di fermarmici a dirne due parole. Ho tanto e sempre sentito dir bene delle Missioni cattoliche che hanno sede a Kartum, e delle quali è capo l'egregio monsignor Comboni, ed ho avuto io stesso tali prove in Palestina dell'utilità che possono arrecare le Missioni quando siano ispirate da sentimenti veramente cristiani e umanitarii, che davvero bisogna essere compresi da venerazione per simili istituzioni. Da coloro che vogliono atteggiarsi a critici giudicando le cose solo da lontano e senza altro aiuto che il proprio criterio, ispirato spesso da falsi pregiudizii o da spirito di parte, sentii spesso chiedermi cosa mai possano fare di bene pochi individui che si sagrificano per andare battezzando dei selvaggi sia in Africa, sia in altre parti del mondo: per rispondere a questi e per difendere una causa che i fatti m'hanno persuaso essere santa, mi permetto una breve disertazione in proposito. Pur troppo ho visto qualche volta missionarii che si accontentano di appiccicare il titolo di cristiani a dei bambini ottusi, solo perchè bagnarono loro il fronte con dell'acqua benedetta, aggiungendovi la formola battesimale, oppure perchè credettero convertire degli individui col far loro luccicare avanti agli occhi qualche tallero, o collo spaventarli approfittando della loro ignoranza e mostrando loro degli ignobili dipinti che fanno vedere Maometto all'inferno fra le fiamme perchè mangiava un cristiano mattina e sera, oppure un leone che fra parecchi dormienti si avventa sul solo mussulmano che se ne sta fra cristiani; e schiettamente io pel primo ammetto che non si possono seriamente chiamare cristiane delle genti convertite con simili mezzi che mi permetto di chiamare immorali.
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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano 1881
pagine 284 |
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